Laboratorio di Tecnologie Audiovisive

Università degli Studi Roma Tre

#TwiFavola: una scuola primaria gioca con Rodari in 140 caratteri

di Agnese Addone

Maestra presso l’Istituto Comprensivo Alfieri – Lante della Rovere di Roma

Quando il gruppo della Twitteratura (@TwLetteratura, @TwiFavola, @piervaccaneo, @GiRodari, @TorinoAnni10) ha deciso di lanciare #TwiFavola il progetto di riscrittura delle Favole al telefono di Gianni Rodari, ho pensato: è ora, si parte. Aspettavo un’ottima scusa per portare anche la mia classe, una quarta primaria, ad avvicinarsi al mondo dei social network.

Da 15 anni a scuola mi piace sperimentare nuove modalità di collegare la tecnologia alla didattica. Nel tempo ho provato (e insieme a me i miei alunni) tutte le possibilità che si prestano ad un utilizzo con i bambini: scrivere testi, creare presentazioni e ipertesti, realizzare disegni digitali, usare la posta elettronica e gemellarsi con altre scuole, dialogare via VoIP, creare podcast, creare e gestire un sito web. Non mi era mai capitato di mettere alla prova i bambini con un social e mi sono accorta che per coglierne il vero potenziale educativo è davvero necessario seguire un progetto, perché non basta esserci, bisogna anche saper comunicare dicendo qualcosa di interessante, che abbia un senso e che gratifichi chi scrive. L’interazione con gli altri è immediata.

Ho creato un account, @LanteRM_4D, e ho presentato rapidamente Twitter ai bambini:

cos’è. Un luogo virtuale dove si pubblicano messaggi lunghi al massimo 140 caratteri, spazi compresi.

cos’è un hashtag. Una parola chiave per riconoscere, raggruppare e ritrovare i messaggi.

cos’è un retweet. Una conferma di gradimento da parte di chi legge.

Il 21 febbraio abbiamo letto insieme la prima favola, Il cacciatore sfortunato, quella in cui il cacciatore Giuseppe si ritrova tra le mani un fucile pacifista.

La nostra intenzione era di scrivere esclusivamente in rima. All’inizio è stata dura. Bisognava trovare il succo della storia e trasformarlo in un testo brevissimo ma che mantenesse il senso del racconto. Abbiamo dovuto fare varie prove, ci sono state molte stesure: “Giuseppe andò a caccia. Suo fucile non sparava veramente, faceva pumpam allegramente. Menù speciale: polenta, arrabbiature, tanto sale”. Quando i bambini, a turno, digitavano il tweet del giorno, spesso dovevano fermarsi perché il contatore dei caratteri scendeva troppo. Bisognava allora ricominciare a smontare la storia per semplificare ulteriormente il testo.

In seguito alla pubblicazione dei primi tweet, abbiamo scoperto e conosciuto i nostri follower: @tormiento, un’insegnante di matematica esperta di tecnologie, maker e scratcher; @catemoscetti, una maestra-fotografa che racconta la scuola con lo storytelling, il suo blog, i wiki e Scratch; @fra_vola, la cantastorie 3.0 che vive all’Elba e promuove #TwiFavola nelle scuole; @cuordicarciofo, un’illustratrice che ogni giorno twitta le sue tavole-favole. Abbiamo scoperto che altre scuole partecipano, abbiamo capito che essere su un social può essere divertente ed emozionante. Ora sappiamo che può essere usato in modo responsabile.

Oggi alcune di queste favole stanno pian piano prendendo corpo in forma di storie interattive: con l’aiuto di Scratch – il software di programmazione e il relativo ambiente di sviluppo gratuiti realizzati dal MIT Media Lab di Boston di cui si è parlato qui– rielaboriamo le favole di Rodari secondo il nostro gusto e diamo ai personaggi il nostro stile.

Per #TwiFavola abbiamo letto favole, giocato con la lingua italiana, preso confidenza con un social, creato e inviato tweet, programmato con il PC. La scuola (almeno quella che piace a me) è fatta anche di questo, nel 2014.

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Questa voce è stata pubblicata il 17 marzo 2014 da in Uncategorized con tag , , , , , , , .

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