di Roberto Maragliano
La battaglia campale sul prezzo dell’ebook sembra essersi conclusa (alludo all’armistizio tra Amazon e Hachette, e per chi voglia saperne qualcosa rimando al primo e al secondo post che abbiamo dedicato al tema) ma non credo che subentrerà la pace, al contrario sono più che convinto che ci attende una fase, presumibilmente non breve, in cui prevarrà la guerra di posizione. Ragion per cui è opportuno farsi un’idea più ampia e precisa, almeno rispetto a quelle proposte dalle gazzette, sulla natura della posta in gioco e sulle identità (e gli interessi) dei contendenti. Anche e se non altro perché la questione tocca, e non in modo marginale, il terreno della formazione scolastica e universitaria, dove la dialettica (uso un eufemismo!) tra il cartaceo e il digitale mette in gioco ben altre e ben più complesse questioni, di ordine epistemologico (come organizzare gli oggetti e gli ambienti di studio), di ordine didattico (come gestire gli oggetti e gli ambienti dell’apprendere e dell’insegnare) e, più in generale, di ordine politico (perché scegliere certi oggetti e ambienti piuttosto che altri).
Per contribuire ad assumere una visione più adeguata dell’intero campo, propongo di adottare una logica di sistema, o, come usa dire oggi, di ecosistema, individuando dunque la biosfera, gli organismi e le funzioni che vi operano. Parlare di ‘libro di carta’ e di ‘libro digitale’ non permette infatti di cogliere tutto ciò che sta attorno e dà senso (e vita) a realtà, che, com’è evidente per le questioni sollevate con così tanto fragore, sono irriducibili l’una all’altra, dunque restano due, e ben distinte tra di loro. Checché se ne dica, da parte di coloro che vedono solo una parte e negano o svalutano l’esistenza dell’altra.
Le realtà sono due ma gli elementi di sistema che le generano sono gli stessi. Quali sono questi elementi? È presto detto. La stesura del testo, la sua preparazione redazionale, l’allestimento dell’oggetto libro, e poi la diffusione, la promozione e la vendita di tale oggetto. Che l’oggetto sia di atomi o di bit viene generato e fatto vivere dagli elementi che ho detto, non da altri. E allora, che cosa cambia da uno scenario all’altro, e perché parlo di due realtà incommensurabili? Cambiano le relazioni tra gli elementi e, soprattutto, la natura del soggetto che tali relazioni gestisce o aspira a gestire direttamente e indirettamente.
In un caso, quello tradizionale, al centro del sistema c’è l’editore, che tratta direttamente l’editing e l’allestimento del libro, e indirettamente (ma in base a sue scelte di politica culturale e commerciale) sia la fase di stesura (un autore è tale solo in quanto pubblica, dunque è l’editore che lo fa autore) sia le altre fasi, cioè diffusione, promozione e vendita. Nell’altro caso, quello che fa guerra al primo, sia pure di posizione, al centro c’è il distributore, che sovraintende direttamente sulle fasi che l’editore considera “secondarie” (diffusione, promozione, vendita) e indirettamente sulle altre (inclusa anche la stesura). Stanti così le cose il conflitto è fra due ambizioni imperialistiche, tra due esercizi (e due eserciti) di potere. Andrea Patassini ha ben reso la situazione con l’immagine riprodotta qui sotto.
Non c’è da scandalizzarsi, dunque. Ma nemmeno c’è da dar credito all’idea che il bene stia tutto da una parte e il male tutto dall’altra. Contro il potere di Amazon Hachette mobilita i suoi autori: ma quanti sono da una parte e dall’altra dell’Oceano gli autori che vivono dei proventi dei loro libri? Contro il potere di Hachette Amazon mobilita i suoi clienti: ma quanti sanno cosa comporta essere clienti di Amazon?
Certo, non si può negare il fatto che le mire imperialistiche di Amazon sono illimitate, puntano alla totalità: ti vende libri di carta e di bit ma anche scarpe e tablet, più compri ma anche più giri per il suo mercato più ti conosce, e ti fa pure autore ed editore, se vuoi. Le mire dell’editore, Hachette o altri non importa, sono decisamente meno limitate, ma ugualmente totalizzanti, almeno per quanto riguarda il libro.
E allora, come se ne esce? Come finirà questa condizione, se mai finirà? Non vedo che una soluzione: la politica. È alla politica che spetta il compito di regolamentare, e dunque di ridimensionare e comporre le aspirazioni dell’uno come dell’altro soggetto, senza andare contro, però, agli interessi dell’utente. Cosa quanto mai difficile, e che, nel nostro paese, non è stata nemmeno ipotizzata; né circolano discorsi che puntino a far maturare l’idea di poter seriamente normare la faccenda per quanto riguarda il comparto scolastico e universitario. Ci si trastulla col profumo della carta o con le istanze liberatorie del digitale e ci si dimentica di essere in trincea.
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