Laboratorio di Tecnologie Audiovisive

Università degli Studi Roma Tre

La vera vita

di Roberto Maragliano

“Intanto la vita, la vera vita degli uomini, coi suoi essenziali interessi, come la salute, la malattia, il lavoro, il riposo, con gli interessi del pensiero, della scienza, della poesia, della musica, dell’amore, dell’amicizia, dell’odio, delle passioni, procedeva come sempre, indipendentemente e al di fuori dell’intesa o dell’inimicizia politica con Napoleone Bonaparte e di tutte le possibili riforme”. Ecco, sono andato subito a rintracciare questa frase, più volte ripresa, di Guerra e pace. L’ho potuto fare agevolmente perché dispongo di un’edizione in digitale del romanzo. Ma non è questo il problema.

tempoPiuttosto, qual’è la ragione che mi ha indotto a ricercare la frase che ho riportato qui? Viene da un’altra lettura: un testo ben più vicino a noi rispetto a quello tolstoiano, anzi vicinissimo. Si tratta del romanzo appena pubblicato da Antonio Scurati con il titolo Il tempo migliore della nostra vita.

Dire che quest’ultimo lavoro di Scurati mi è piaciuto è dire troppo poco. Non ho pudore ad ammettere che la lettura mi ha profondamente coinvolto ed emozionato. Anche perché il racconto è intimamente intriso dello spirito del romanzo di Tolstoj, meglio: dell’interpretazione che ne ha dato Leone Ginzburg nel pieno della guerra, nel 1942, dove appunto è identificata la differenza ma anche la dialettica tra la vita degli uomini illustri e quella degli uomini non illustri: i primi identificati con la storia, i secondi con la cronaca (e la pace e la gente comune), ma questi ultimi, i “non illustri”, meritevoli di partecipazione e affetto, come intendono Tolstoj e dopo e con lui Ginzburg e Scurati; in quanto il loro volere e fare, malgrado quel che avviene nella stessa scena che abitano, è, anche “indipendentemente”, “vita vera”.

Così è per Ginzburg che, messo al confine dal regime fascista, non smette, malgrado le indigenza e ristrettezze, il suo compito di redattore dell’appena varata casa editrice Einaudi, occupandosi, appunto, del rivedere la traduzione di Guerra e pace e del redigere quella breve ma illuminante introduzione che l’editore non smetterà più di riproporre; senza mai far mancare il sostegno morale e affettivo alla famiglia appena formata che aveva con lui. E così è e fu per tanti che vissero, non da eroi ma da uomini non illustri della cronaca, quei frangenti storici. Discorso che vale, per esempio, per i miei nonni. Come vale per quelli di Scurati.

leonePerché qui, in questo accostamento, sta la scelta narrativa, emozionante, operata da Scurati: effettuare un montaggio parallelo delle vite di Leone Ginzburg, eroe e uomo illustre, ma con aspirazione e pervicace volontà di vivere e anche godere da non illustre, da una parte, e di quelle dei nonni dello stesso Scurati, che “indipendentemente” dalla storia, e dunque dalla guerra, vivono, eroicamente si potrebbe dire, i loro affanni privati. I due mondi non sono poi così lontani, e non è solo la guerra, come si potrebbe credere, a metterli in collegamento. Ci sono anche le doti di umanità, quelle che, almeno nella ricostruzione di Scurati, risultano difettare a due “illustri” di rango come Cesare Pavese e Giulio Einaudi.

Ma provatevi a leggere questo anomalo pluriracconto, un po’ romanzo, un po’ diario, un po’ saggio, e vedete se concordate con la mia impressione. Soprattutto provatevi a dare una risposta alle questioni che Scurati si pone a conclusione delle sue ricostruzioni. Se cioè il tempo che noi viviamo, che da tanto è di pace, e dunque non ci fa essere eroi, sia tempo soltanto d’ombra o di buio. O invece non conceda anche a noi non destinati all’eroismo di essere, ancorché non illustri, uomini compiuti, “indipendentemente”. E dunque felici. Perché, come conclude Ginzburg, e sulla sua scia scrive Scurati, “quando la felicità dei protagonisti è raggiunta, per grande o piccolo che sia, il libro finisce”.

E così ugualmente termina questo mio pedagogico apologo in occasione della ricorrenza del 25 aprile.

Informazioni su Roberto Maragliano

Il Piccolo dizionario delle tecnologie audiovisive, scritto assieme a Benedetto Vertecchi, è del 1974. Da allora non ho smesso di occuparmi di quelle cose. Da persona che sta dentro il rapporto tra formazione e media, non sono le tecnologie che mi preoccupano, ma gli atteggiamenti superficiali di tanti nei confronti delle tecnologie.

Un commento su “La vera vita

  1. soudaz
    24 aprile 2015

    L’ha ribloggato su Il Blog di Tino Soudaz 2.0 ( un pochino)e ha commentato:
    La vera vita di RM

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