Laboratorio di Tecnologie Audiovisive

Università degli Studi Roma Tre

Imbuti e trame

di Roberto Maragliano

“L’istruzione universale non è attuabile attraverso la scuola. Né lo sarebbe di più se si ricorresse a istituzioni alternative costruite sul modello delle scuole attuali. Ugualmente non servono allo scopo né nuovi atteggiamenti degli insegnanti verso gli allievi, né la proliferazione delle attrezzature e dei sussidi educativi (in aula e a casa), né infine il tentativo di allargare la responsabilità del pedagogo sino ad assorbire l’intera vita dei suoi discepoli. All’attuale ricerca di nuovi imbuti didattici si deve sostituire quella del loro contrario istituzionale: trame, tessuti didattici che diano a ognuno maggiori possibilità di trasformare ogni momento della propria vita in un momento di apprendimento, di partecipazione e di interessamento”.

illich (1)Questo leggevamo con scandalo, agli inizi degli anni 70, parendoci infondata e dunque scioccamente provocatoria l’ipotesi di una società matura che facesse a meno della funzione centrale della scuola. Il noi era il gruppo redazionale della rivista Riforma della scuola e il testo che ho riprodotto è tratto dall’Introduzione che Ivan Illich aveva posto a suggello del suo Descolarizzare la società, uscito in edizione originale nel 1971 e portato da Mondadori in Italia nel 1972 (ripubblicato da Mimesis nel 2010). Fresco di laurea e ancora pivello politico non potevo certo confrontarmi io, pubblicamente, con tali idee. Lo fece da par suo con parole di fuoco il direttore Lucio Lombardo Radice. E, insieme a lui, mi convinsi che bastava poco per mettere a tacere l’assurda provocazione. Va aggiunto che quelli erano tempi in cui l’attenzione di tanti era concentrata con ammirazione sulla proposta di un altro pensatore di matrice cattolica, altrettanto visionario per la verità: intendo il Don Milani della Lettera a una professoressa. Con questo era più naturale essere d’accordo che con quello. Soprattutto se, come facevamo allora, nelle due rappresentazioni leggevamo i termini di due diversi progetti politici di intervento. Dunque, era naturale che fossimo in sintonia con chi mirava a rinforzare la scuola e non lo fossimo per niente con chi, almeno così ci sembrava, ne auspicava un ridimensionamento se non addirittura la scomparsa.

È passato da allora quasi un mezzo secolo. E, riandando a quei due nuclei di idee, è giocoforza confrontarli e leggerli in una chiave diversa. Se li si mette a raffronto, non può non emergere il carattere speculare delle due prospettive: da una parte la descolarizzazione, da un’altra parte l’iperscolarizzazione, ossia l’alternativa tra il trasformare la società tutta in scuola e il fare della scuola l’elemento generatore di una nuova società. Ma ciò che più si è portati a rivedere con il senno di poi è il senso dei due disegni. Cambiano e di molto le cose a seconda che nelle idee di Illich e in quelle di Don Milani si vedano dei progetti politici o invece delle interpretazioni del mondo. In questa seconda prospettiva oggi che è passato così tanto tempo conviene chiedersi se vedeva più lungo il primo o il secondo. Credo che non ci voglia molto ad ammettere che il mondo, o almeno il nostro piccolo mondo, è andato più nella direzione di marginalizzare e meno di rinforzare la scuola. La realtà è questa e certo non conviene ignorarlo: la prospettiva di una scuola che generi una società positiva non appartiene alla nostra epoca così come vi appartiene la prospettiva di un’azione educativa disseminata su molteplici zone della società e non concentrata su una soltanto. Cinquant’anni di attesa di un cambiamento scolastico che non è venuto dovrebbero aiutarci a capire meglio il contesto mutato e quindi indurci a ripensare la funzione e soprattutto l’identità della scuola all’interno di una società tendenzialmente descolarizzante, almeno nel senso che non crede in una palingenesi che possa venire dalla scuola.

In altri termini, sarebbe il caso di chiedersi, coraggiosamente, cosa possa essere e come dovrebbe funzionare un sapere scolastico destinato a venire sempre in seconda battuta e quindi necessitato a fare i conti con l’esperienza di mondo e non invece illuso di essere esso stesso fondazione di esperienza. È, questo, un tema tipicamente deweyano.

dewey_200Sarà dunque inevitabile che io concluda questo appunto con il richiamare il frammento che segue, da uno scritto di John Dewey del 1938 (Esperienza e educazione, riproposto l’anno passato da Raffaello Cortina Editore).

“È fortunato colui che non scopre che, per progredire, per procedere innanzi con il suo pensiero, deve disimparare molto di quello che aveva appreso a scuola. Né si risolve il problema con il dire che quelle nozioni non sono state effettivamente apprese; esse lo sono state almeno quanto è bastato per porre l’alunno in grado di superare l’esame su di esse. Uno dei guai è che le materie di cui si parla sono state apprese isolatamente … Ma nell’atto in cui è stata acquisita è stata segregata e ora è così scissa dal resto dell’esperienza da essere inservibile nelle condizioni della vita attuale. È contrario alle leggi dell’esperienza che l’apprendere di questo tipo, anche se profondamente radicato, prepari sul serio”.

Informazioni su Roberto Maragliano

Il Piccolo dizionario delle tecnologie audiovisive, scritto assieme a Benedetto Vertecchi, è del 1974. Da allora non ho smesso di occuparmi di quelle cose. Da persona che sta dentro il rapporto tra formazione e media, non sono le tecnologie che mi preoccupano, ma gli atteggiamenti superficiali di tanti nei confronti delle tecnologie.

5 commenti su “Imbuti e trame

  1. Adriano Ferro
    8 Maggio 2015

    Buonjourno Roberto, grazie per l’articolo. Infatti la grande sfida dell’instituzione è quella non di produrre sapere, mais di territorializzarlo al fine di un fare insieme particolare en funzione di valori comuni.

    E quello che ho proposto in una conferenza all’universita di Rennes. Non so se lei capisce il francese. Ecco il link :
    http://mediaserver.univ-rennes1.fr/videos/?video=MEDIA131009084443393

    Cordialemente.

    Adriano Ferro

    • Roberto Maragliano
      11 Maggio 2015

      solo ora, caro adriano, ho potuto seguire la tua conferenza; condivido tutto, grazie!
      teniamoci in contatto
      roberto

  2. soudaz
    9 Maggio 2015

    L’ha ribloggato su Il Blog di Tino Soudaz 2.0 ( un pochino)e ha commentato:
    attuabile

  3. maestro ale
    10 Maggio 2015

    L’ha ribloggato su maestroale.

  4. mariano
    11 Maggio 2015

    L’ha ribloggato su elcito's blog.

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